Come smettere di lamentarti (e trasformarlo nel tuo super potere)
Tutti noi ci lamentiamo, anche involontariamente, anche se la cosa (quando la vediamo negli altri) ci dà molto fastidio (perché, sotto sotto, sappiamo di non voler ammettere a noi stessi che spesso ci caschiamo anche noi).
I motivi per i quali ci lamentiamo possono essere i più diversi:
- abbiamo avuto una brutta giornata
- sentiamo di stare poco bene
- qualcuno o qualcosa ci ha fatto arrabbiare…
… e la lista potrebbe proseguire all’infinito.
Uno dei tanti aspetti “interessanti” del lamentarsi lo possiamo trovare nella sua “elasticità”.
Voglio dire che riusciamo a lamentarci per (quelli che noi percepiamo come) problemi piccoli o grandi.
C’è traffico e rimaniamo imbottigliati? Ci lamentiamo.
Qualcuno fa o dice qualcosa che non ci piace? Ci lamentiamo.
I politici non mantengono le promesse? Ci lamentiamo.
E anche qui la lista potrebbe andare avanti all’infinito.
La cosa divertente è che, nel dare voce ai nostri lamenti, coinvolgiamo sempre qualcun altro (anche semplicemente quando lo facciamo con noi stessi a voce alta) perché in fin dei conti, diciamocelo, percepiamo il condividere i nostri lamenti come un atto liberatorio.
Ci fa sentire meglio, ci fa sentire ascoltati e compresi e ci facciamo forti di questo (continuando quindi a ripetere lo schema) aggrappandoci a quel che ci hanno insegnato: se condividi come stai, ti sentirai meglio.
Per carità, si tratta di un giusto concetto in linea di principio ma… applicarlo al lamento non è una saggia decisione e, in ogni caso, nel farlo bisognerebbe tener conto di un sacco di altri fattori.
La domanda che oggi voglio farti e che mi sono posto anche io è questa, senza troppi moralismi, giri di parole e affermazioni politicamente corrette: come stai dopo esserti lamentato?
La primissima risposta, che anche io per molto tempo mi sono dato è… cavolo, sto decisamente meglio!
La verità è però un’altra, molto molto diversa. E… no, non mi limiterò a dire che lamentarci ci fa stare peggio. Significherebbe sminuire la profondità della cosa e, a volerla dire proprio tutta, sarebbe anche piuttosto limitante.
Lamentarci è infatti disfunzionale sotto diversi punti di vista e, proprio per questo, comunque la si giri non porta a nulla di buono.
Considera il fatto che ci lamentiamo, il più delle volte, quando abbiamo un problema (o, come preferisco definirlo, una situazione da risolvere), quando qualcosa non ci piace e, quindi, non rispecchia le nostre aspettative su come dovrebbe (o, per meglio dire, avrebbe dovuto) essere e, infine quando non vogliamo prenderci la responsabilità di ciò che sta accadendo.
Un esempio molto semplice?
Tornando a casa dal lavoro, non trovi subito parcheggio e ti tocca girare per tutto il quartiere per i successivi 45 minuti. Inizi a lamentarti delle persone che hanno occupato i parcheggi, del fatto che arriverai in ritardo, che stai perdendo tempo, ecc. ecc.
Vedi anche tu lo schema ricorrente?
- Hai una situazione da risolvere (dover parcheggiare)
- Qualcosa non ti piace / non rispecchia le tue aspettative (avresti voluto trovare parcheggio immediatamente sotto casa e non ti va di girare in lungo e in largo)
- non ti prendi la responsabilità di quello che accade (la colpa è degli altri che hanno occupato tutti i parcheggi)
Si tratta chiaramente di un esempio molto semplice che ci aiuta a calarci più in profondità nella questione e ad affrontarla da più angolazioni.
Un primo spunto sugli effetti negativi del lamentarsi ci viene fornito da Paolo Borzacchiello, quando afferma (qui trovi il post originale) che: “Le dimensioni di un problema sono esattamente quelle che tu gli conferisci”
Borzacchiello spiega infatti molto bene come il nostro cervello percepisca un problema in modo direttamente connesso alle parole e al linguaggio che utilizziamo per descriverlo.
E questo significa che peggiore è il linguaggio, peggiore sarà la reazione del nostro cervello al problema (con relativo rilascio di tutta una serie di sostanze nel nostro corpo certamente non benefiche…).
Immagino che non serva soffermarsi molto sul fatto che, quando ci lamentiamo, il linguaggio utilizzato non sia esattamente il migliore possibile, non è così?
Un altro aspetto alla luce del quale lamentarsi crea unicamente svantaggi e negatività è quello spirituale.
Nella Kabbalah, infatti, lamentarsi è un serio sintomo di una condizione più profonda.
Il tutto viene spiegato molto bene in un articolo di Elisheva Balas dove si afferma (traduco dall’inglese): “Lamentarsi è sintomo di una condizione ben più seria: non avere il desiderio di fare il lavoro necessario a realizzare un cambiamento. La verità è che ci lamentiamo quando vogliamo qualcosa gratis, quando pensiamo di meritare qualcosa, quando non siamo felici con quello che abbiamo già”.
Insomma… quando vogliamo la pappa pronta.
Ti suona familiare, vero?
E sembra che non possa esserci via d’uscita.
Ma… ogni occasione in cui, a livello reattivo, vorremmo lamentarci, è un’occasione per allenare i nostri super poteri.
Sì perché l’energia che utilizziamo nel lamentarci (e che produce effetti devastanti) può letteralmente riscrivere la nostra storia, se utilizzata nel modo giusto.
Sono sicuro che avrai già sentito che i pensieri creano la nostra realtà.
Vero, verissimo. Ma non è sufficiente.
Perché per il vero cambiamento, per riscrivere davvero la nostra storia, occorre cambiare la nostra frequenza energetica.
Cambiare i pensieri è, quindi, solo il primo passo.
Occorre avere un’esperienza che potremmo definire “creativa”, che ti permetta di “reinquadrare” (traduzione poco ortodossa dell’inglese “reframe”, ma che rende perfettamente l’idea) la tua storia e darle un nuovo significato.
E per far questo, lo Human Design ti viene in soccorso.
Per renderla molto semplice e di immediata comprensione, il nostro corpo ha 9 centri energetici e uno di questi è, per l’appunto, la nostra testa:
Come puoi vedere dall’immagine, ogni centro ha dei numeri che nello Human Design vengono chiamati Gates. Puoi immaginarli come delle vere e proprie “porte energetiche” (in futuro ci soffermeremo più nel dettaglio su tutte le loro particolarità).
Per il momento concentriamoci sulla nostra testa, con i Gates 64 – 63 – 61.
Ogni gate ha un significato particolare e può essere utilizzato, nella nostra vita di tutti i giorni (e, chiaramente, in base alle nostre uniche caratteristiche), per agire e dare significato a quel che accade.
Per quanto riguarda la trasformazione del desiderio di lamentarsi nel nostro super potere, utilizzeremo quindi i gate della testa:
- il gate 64 è relativo alla domanda “Come?” e ci spinge quindi a chiederci come ci sentiamo in una determinata situazione;
- il gate 63 si riferisce alla domanda “Cosa?” ed è relativo alla parte logica, spingendoci ad indagare quanto ciò che ci dicono e/o che sperimentiamo sia effettivamente vero;
- il gate 61 invece si riferisce alla domanda “Perché” ed è quello più “spirituale” che ci spinge alla ricerca del significato più profondo delle nostre esperienze.
Avendo visto quali sono le funzioni dei Gates della testa, vediamo allora, passo dopo passo, come puoi utilizzarli per trasformare il desiderio di lamentarti nel tuo super potere:
- parti dal gate 64 (che corrisponde al lato destro del cervello) per chiederti: qual è la storia? Come mi sento in relazione alla situazione che mi spinge a lamentarmi? Quali sensazioni ed emozioni sto provando? Far questo ti permetterà di comprendere che cosa – letteralmente – ti stai raccontando, al tuo interno, sulla situazione che stai vivendo e che ti spinge al lamento;
- con il secondo step passiamo al gate 63 (lato sinistro del cervello) che con la sua logica ti spinge a verificare ogni cosa. Consapevole quindi di quanto fatto nel primo step, comincia a chiederti: le storie che mi sto raccontando sono vere? Quali sono le prove che le rendono vere? C’è un altro modo di vedere la situazione e/o di trovare altre prove per vederla diversamente? Con questo passaggio, la tua parte razionale metterà alla prova le storie e le sensazioni (tendenzialmente negative) esplorate attraverso il gate 64 e che ci condurrebbero al lamento, al fine di “smontare” le ragioni che ci spingerebbero a farlo cercando contemporaneamente una nuova (e positiva) lettura della situazione;
- l’ultimo step ti vede chiudere il cerchio attraverso il gate 61 che, spingendoti alla ricerca del disegno più grande, del perché, possiamo utilizzare in questo modo: qual è, da un punto di vista più elevato, la lezione che posso imparare dalla situazione (che mi spinge a lamentarmi)? C’è un senso più grande che, magari, mi sfugge e che mi verrà rivelato se avrò la pazienza di ascoltare? Quali sono gli aspetti positivi che, qui e ora, posso trarre da questa situazione?
Vediamo tutto questo in una situazione pratica che, almeno una volta, avrai sicuramente vissuto e ti ha portato a lamentarti: dover aspettare in coda al supermercato, dal medico, all’ufficio postale, ecc. ecc.
Le sensazioni e le parole che si presentano spontaneamente in una simile situazione le conosciamo. Non serve quindi inquinare il nostro cervello e la nostra energia affermandole.
Applichiamo quello che abbiamo visto e, per comodità, faremo l’esempio di essere in coda all’ufficio postale (i suggerimenti, chiaramente, sono applicabili a qualsiasi altra situazione simile):
- GATE 64 – qual è la storia che si sta verificando mentre sono in coda? C’è una ragione per cui ci sono così pochi impiegati allo sportello e quel signore sta andando così lentamente? Sto pensando che il signore non ha niente di meglio da fare e che gli impiegati sono degli scansafatiche? Che sensazioni sto provando? Frustrazione? Noia? Fastidio? Disagio per il ritardo che avrò all’appuntamento successivo? Come mi sento in relazione alla situazione che sto vivendo?
- GATE 63 – La storia che mi sto raccontando sui pochi impiegati scansafatiche e su quel signore che rallenta tutto perché non ha niente di meglio da fare, è vera? Che prove ho? E se ci fosse un’altra spiegazione per quello che sta succedendo? Magari c’è un problema rispetto alla richiesta del signore e ci sono pochi impiegati perché gli altri sono malati…? C’è qualcosa che può provare questa ricostruzione?
- GATE 61 – che lezione posso imparare da questa situazione? Forse a valorizzare di più il mio tempo e pianificare meglio le mie attività? Ad esercitare la mia capacità di comprensione e pazienza? Ad utilizzare meglio i tempi morti (magari per leggere quel libro che aspetta da mesi o per fare quelle telefonate che – normalmente – dico di non aver tempo di fare)? Quali aspetti positivi posso trarre dalla situazione attuale? Magari posso approfittarne per ascoltare un podcast e imparare qualcosa di nuovo o arricchirmi spiritualmente?
Chiaramente l’esempio è solo un esempio e può avere mille possibili scenari alternativi.
Quello che è realmente importante è comprendere come, ponendoti le giuste domande nel giusto ordine, attraverso i gate 64 – 63 – 61 puoi davvero risvegliare il tuo super potere e trasformare il lamento in qualcosa di unico e meraviglioso per te stesso e per il mondo.
E prima di salutarti, una riflessione finale.
Si dice che ogni viaggio inizi con il primo passo.
Il lavoro che abbiamo visto non è facile da svolgere e non starò qui a dirti che si possono ottenere risultati immediati.
Ci vuole costanza e pratica, in ogni occasione anche piccola (ma non per questo meno importante). E voglio tranquillizzarti: all’inizio sarà perfettamente normale ricadere nel vecchio schema e cedere al lamento.
Ma un passo alla volta, una domanda alla volta, una piccola consapevolezza alla volta… potrai davvero cambiare il tutto e risvegliare il super potere eliminando il lamento dalla tua vita.
E, come accennato sopra, questo farà bene non solo a te ma – come ogni eroe che si rispetti – anche al mondo e a chi ci circonda.
Perché quando diventi una persona migliore, più consapevole e meno reattiva, l’effetto benefico risuona anche intorno a te. E anche se non sembra, può ispirare e trasformare gli altri.
Non solo, pertanto, un grande potere, ma anche una grandissima responsabilità (come diceva lo zio ben in Spiderman).
Possa la tua vita risplendere ed essere meravigliosa in piena espressione di chi sei davvero.
Danilo

Bentrovata!
Qui puoi trovare pensieri sparsi. Citazioni, riflessioni e scarabocchi. Desideri e sogni, idee e spunti. Note su libri letti e quelle sui libri da leggere. Consapevolezze raggiunte nel tempo.

Seguimi su